Un’amara verità
Pd e Forza Italia davanti a Grillo

Dopo un’altra giornata scorsa sul filo del rasoio al Senato, il governo si è salvato per il rotto della cuffia con il voto di fiducia. Silvio Berlusconi, sibillino, ha commentato: Forza Italia è pronta a sostenere il governo nel caso la situazione economica del Paese lo richiedesse. Di fatto, fra conflitti nelle commissioni parlamentari e scontri aperti in aula, Forza Italia, si sta mostrando un valido alleato di Renzi. Al netto delle tante contraddizioni, il sostegno va ben oltre alla semplice intesa sulle riforme. Le elezioni europee del 25 maggio potrebbero persino avvicinare ulteriormente il governo e il partito di Berlusconi, nonostante la legge elettorale concordata, non andasse in porto. La ragione è semplice. Dai sondaggi si evince che nel paese monta il consenso per Grillo, considerato di fatto, almeno il secondo partito. Questo quando gli attuali alleanzi di Renzi, Ncd e Scelta civica, sono ai limiti della sopravvivenza parlamentare. Magari, causa i nuovi standard elettorali, rischierebbero persino di venir eslcusi. In queste condizioni, bisogna chiedersi se Renzi sarebbe in grado di resistere alla nuova forza confluita nelle fila di Grillo, che già conduce una guerriglia parlamentare con discreti successi. Se Renzi volesse andare avanti sarebbe obbligato a trasferire l’intesa sulle riforme con Berlusconi, sul piano politico, altrimenti, un Pd f anche al 33 per cento, con alleati che non supererebbero il 10, sarebbe evidente minoranza nel Paese. Nonostante i premi di maggioranza, la cultura del bipolarismo maggioritario, eccetera, eccetera, la logica proporzionalista che ha retto l’Italia per più di mezzo secolo è dura a morire. Soprattutto quando poi si scopre che i grandi partiti che si volevano costruire non sono poi nemmeno uniti al loro interno, cosa che si è compresa dal momento delle dimissioni di Gianni Cuperlo dalla presidenza del Pd, oltre che dalle fuoriuscite di Fini prima e di Alfano poi dal Pdl. Tanto è poco unito il Pd, che Massimo D’Alema ha subito risposto all’offerta di sostegno data da Berlusconi, dicendo che non si sarebbe pronti. Solo l’ ipotesi di una tale alleanza, intensificherebbe le spaccature interne pregresse. Grillo si lecca i baffi. Il Paese sta per essergli offerto su un piatto di portata. Se una maggioranza, che dopo il voto non sarebbe più tale, si ostinasse ad andare avanti, la sua posizione si rafforzerebbe. Se invece, il successo alle Europee di Grillo, provocasse la crisi del governo, la prospettiva del voto anticipato lancerebbe ulteriormente il suo movimento e le sue ambizioni. C’è poco tempo per capire cosa stia accadendo nella scena politica italiana, ma bisogna suonare la sveglia. L’unico schema possibile per arginare la sfida di Grillo, è, piaccia o non piaccia, l’alleanza fra Pd e centro destra, tutto il centrodestra e non la parte, che chissà poi perché, il Pd preferisce. Sarebbe il caso di ragionare meglio sulla legge elettorale e anche sul ruolo delle formazioni minori che Pd e Forza Italia hanno sempre cercato di schiacciare, senza accorgersi che senza di esse l’accordo fra Psi e Dc nel secondo dopoguerra non sarebbe mai stato possibile. Capiamo che sia amaro da ammettere, ma la situazione politica fra Pd e Forza Italia, vista la forza di Grillo, ricorda proprio la necessità di un accordo fra Dc e Psi davanti alla minaccia comunista degli anni sessanta del secolo scorso.

Roma, 8 maggio 2014